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Conoscere il diabete per affrontarlo al meglio

Cos’è il diabete?

Il diabete mellito è una malattia cronica dovuta a carenza assoluta ( diabete di tipo 1 ) o relativa ( diabete di tipo 2 ) di Insulina, un ormone prodotto dalle cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas, associata a gradi variabili di resistenza all’azione dell’Insulina stessa da arte dei tessuti periferici e caratterizzata da alterazioni del metabolismo glucidico (iperglicemia cioè aumento del glucosio nel sangue ), ma anche del metabolismo lipidico e proteico.

Esiste poi anche il diabete gestazionale. Questo comprende le forme di diabete secondarie allo stato di gravidanza. In genere, è un fenomeno transitorio.

Tra il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, il secondo è decisamente più diffuso del primo: secondo la maggior parte delle stime, circa il 90% della popolazione diabetica soffre di diabete di tipo 2 e solo il restante 10% è portatrice di diabete di tipo 1.
Per quanto concerne il diabete gestazionale, le stime più attendibili dicono che questa forma diabetica colpisce l’8% della popolazione femminile.

Una caratteristica sempre presente nel diabete mellito è l’iperglicemia (elevata concentrazione di glucosio nel sangue), alla quale, con il passare del tempo, tendono ad associarsi complicanze di natura vascolare, come:

  • la macroangiopatia (una forma di aterosclerosi particolarmente grave e precoce)
  • la microangiopatia (un’alterazione a carico della circolazione sanguigna all’interno dei piccoli vasi arteriosi, manifesta soprattutto nella retina, nel rene e nei nervi).

Mentre la microangiopatia è specifica della patologia in questione, la macroangiopatia non lo è.

Il diabete è in aumento?

Secondo quanto riporta l’OMS, nel 2014, la prevalenza del diabete, tra gli adulti di tutto il globo di età superiore ai 18 anni, era pari all’8,5% e il numero di individui con diabete mellito, nella popolazione di tutto il Mondo, era pari a 422 milioni. Infatti, la prevalenza del diabete in Italia è passata da una percentuale del 3% nel 2000 ad una percentuale del 4% nel 2007, è progressivamente in aumento e si stima che nel 2030 più dell’11% della popolazione possa essere diabetica e quindi  nel 2030 ci potrebbero essere circa 5 milioni di italiani diabetici.

  • La prevalenza del diabete mellito aumenta con l’età e, in Italia, raggiunge il suo picco nella popolazione di età attorno ai 70-75 anni.
  • Le persone in uno stato di alterata glicemia a digiuno(IGF) hanno il 50% di probabilità di sviluppare il diabete mellito di tipo 2 nell’arco dei 10 anni seguenti alla diagnosi di IGF.

In Italia, il diabete è più diffuso tra le persone in sovrappeso (7%) e obese (14%), tra le persone con molte difficoltà economiche.

Come si è detto, per definizione, il diabete mellito si caratterizza per l’iperglicemia.
Per determinare la presenza di iperglicemia – e stabilire se c’è o meno diabete – servono un prelievo di sangue venoso e la successiva misurazione, su questo campione di sangue, della quantità di glucosio presente.

Quali sono i criteri che indicano la presenza della malattia?

Secondo gli ultimi criteri proposti dagli esperti dell’ADA ( Associazione Americana per il Diabete ), una persona soffre di diabete quando sono soddisfatte le seguenti tre condizioni:

  1. La glicemia (cioè la concentrazione di glucosio nel sangue) è ≥ a 200 milligrammi di glucosio per decilitro di sangue (mg/dl) in qualsiasi momento del giorno.
  2. La glicemia a digiunoè ≥ a 126 mg/dl.
    In condizioni di normalità dovrebbe essere inferiore a 100 mg/dl.
  3. La glicemia dopo 120 minuti dall’OGTT (test orale di tolleranza al glucosio o test da carico orale di glucosio) è ≥ a 200 mg/dl.
    In condizioni di normalità dovrebbe essere inferiore a 140 mg/dl.

La necessità di definire dei parametri così precisi, per stabilire quando una persona ha o meno il diabete, è sorta nel momento in cui medici ed esperti hanno individuato l’esistenza di uno stato metabolico intermedio tra la normalità e il diabete mellito di tipo 2, al quale hanno assegnato il nome di prediabete.

Importante quindi prevenire la scoperta della patologia tramite esami specifici o screening preliminari.

A cura della Dott.ssa Laura SALI (diabetologa ed endocrinologa)

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